
02 Feb Flamingo Records Intervista
Flamingo Records sono innazitutto dei punkrocker nell’anima, da qualche anno producono dischi, partendo dalle band liguri per spingersi oltre confine. E’ anche un negozio di dischi a Genova.
LD: Quando è nata Flamingo Records?
FR: Flamingo records nasce nel 2017 da un’idea della mia da lì a poco moglie Emanuela. L’idea era quella di far nascere un punk store indipendente che creasse aggregazione e vendesse musica, tinte per i capelli e collari borchiati.
LD: Che cosa vi ha portato all’idea di metterla in piedi ?
FR: La nostra totale incapacità di adattamento nei confronti del mondo del lavoro e della società arrivista, volevamo creare un luogo che andasse oltre all’idea di arricchimento, che ci desse da mangiare senza l’ansia di comprare un suv e che fornisse un servizio quasi “pubblico” alla comunità musicale genovese
LD: Avete avuto un modello, un’ispirazione che vi ha portato all’idea di produrre dei dischi ?
FR: L’idea di produrre i dischi è nata quasi in parallelo con il negozio, se una cosa non c’è falla da te secondo l’etica diy l’ispirazione sono state le grandi label americane degli anni 80′ come Dischord e SST e anni 90′ come Lookout e Fat Wreck.
LD: A vostro vedere, c’e’ un’unicità, una peculiarità in quello che fate ?
FR: Credo che non esista al momento un altro negozio così indirizzato verso la musica alternativa. Chiaramente finché è esistito Hellnation di Robertò a Roma il negozio migliore d’Italia da quel punto di vista è stato il suo. Comunque la nostra vera peculiarità è che non c’è un altro negozio il cui proprietario ti guarda male se gli chiedi i Pink Floyd.
LD: Come vedete il futuro prossimo ? …I termini indipendenza, diy (ad esempio), hanno ancora un valore o è il tempo di aggiornarli ed a quali, secondo voi ?
FR: Forse è il momento di rivedere la quantità delle uscite in favore di una maggiore qualità e non intendo qualità sonora ma di etica, idee ed innovazione. Fare 200 cd costa 300 euro circa, se un gruppo lo vuole fare basta che metta assieme 80 euro a testa. Se si è una band e si vuole produrre musica non si deve semplicemente pensare di chiedere un prestito ad una label o ricevere aiuto nella promozione, ormai sono cose alla portata di tutti, bisogna creare assieme qualcosa, un percorso, anche relazionale che generi qualcosa che valga la pena di incidere e poi provare a vendere. In fondo stiamo cercando di convincere le persone ad acquistare qualcosa che possono avere gratuitamente, se si fa bisogna che sia qualcosa di davvero valido.
